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al testo di Gil
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Gioia mia, ai miei anni hai consegnato la denuncia di un'insufficienza di vita. Vedi qui non è una questione di corpi qui la carne è ciò che amiamo del verbo: il prodigio di dare alla parola il suo accadere, tra la chiostra dei denti e il tocco delle dita sulle lingue: noi parliamo, traversando gli anticipi degli occhi o delle mani, sotto le tue io smarrisco ogni ragione, il peccato di respirarti mi appare svanire sotto l'impeto di un destino che avviene simile a un visitatore notturno e inaspettato epperò di grande prestigio per la sua autenticità. Che dirti? Tu mi dici l'amore e m'inchioda al silenzio questo tuo dire. E un figlio un nostro figlio già mi venne presentato alla scelta di un nome; avrei dovuto scegliere tra attesa, desiderato o timore poi si abbassarono le palpebre e mi confusi tra la profezia e il sogno. Gioia mia qui è una trincea del cuore e a ogni ora vedo in agguato una resa o un'attesa che accada la felice disfatta. |
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